lunedì 2 luglio 2012

Una mano sulla coscienza (e l’altra al portafoglio)

Ogni intervento che nasce da esigenze umane cela dentro di se una potenziale bellezza, in quanto destinato a riflettere caratteri di unicità legati all'uomo o alla circostanza che, se fortemente desiderati e mossi da volontà positiva, non possono che armonizzarsi per testimoniare al meglio un accadimento, sia esso emotivo o prettamente materiale.

In tal senso, un desiderio spontaneo e casuale, al pari di uno determinato da convinzione critica, possiede un’alta probabilità che venga soddisfatto in maniera eccellente, poiché la condizione di base autonomamente tracciata ed approvata basta, da sola, ad ottenere un sufficiente risultato nel prodotto finale, che può soltanto migliorare in ulteriori sviluppi o approfondimenti.

Da questi principi si deduce che un’azione che miri al visibile e tangibile (sia essa paesaggio, architettura o singolo oggetto) non può fare a meno della progettazione stessa, ma questa, può seguire uno sviluppo ed essere interrotta prima che si arrivi al suo stesso completamento, senza criminalizzarne il risultato anzi, apprezzandone le qualità intrinseche che contribuiscono al miglioramento del prodotto medio-basso.

È giusto che in un grande progetto, spinto da esigenze individuali o collettive, si impieghino risorse commisurate all'entità ed importanza dell’intervento (superficiale o radicale che sia); tuttavia le opere perfette risultano sempre un’eccezione, quelle valevoli un po’ meno, ma è soprattutto il resto che ci interessa, il perfezionamento e la già citata bellezza celata nelle cose comuni dove, per convenzione, la progettazione è negata o, meglio dire, precostituita.

Si introduce qui l’alta nozione di standardizzazione del prodotto medio-basso dove, a soddisfare l’esigenza individuale, si interviene con l’offerta di un prodotto di massa dalle innumerevoli forme e dai validi contenuti, sviluppato da ricerche di mercato e fattori stilistici modaioli che, supportati da un consistente uso della comunicazione, stimolano e infondono certezza, totale o quasi, all'acquisto del bene di consumo.

A colmare il vuoto, piccolo o considerevole, dato dalla parziale soddisfazione ricevuta dall'acquisto di un prodotto intervengono sempre altri caratteri complementari; ecco ad esempio come la funzionalità viene colmata da piccoli surplus qualitativi come il grado finitura, nobilità del materiale, referenzialità pubblicitaria, disegno innovativo e il carattere che, più di tutti, sblocca immediatamente ogni dubbio ed incertezza: il prezzo.

Generalmente il prodotto medio-basso in offerta, commercialmente strategico, trascina inevitabilmente con se una progressiva qualità caratteriale e caratterizzante che lo identifica di fatto come un bene pressoché perfetto per l’acquisto, ma solo fino a questa fase; pertanto desiderio, volontà e scelta individuale persistono fino al momento del possesso materiale per poi sfumare, perdendo l’influente emotività umana, e fare riemergere il prodotto standard in quanto tale ed il suo conseguente utilizzo meccanicistico.

L’analisi fin ora sviluppata trascende la fascia dei prodotti dalla avanzata ricerca stilistica o tecnologica in quanto, trattandosi di beni qualitativamente perfetti in tutte le componenti caratteriali, non può comunque rapportarsi con quella del prodotto medio-basso se non nelle sue linee essenziali, definite da unicità di intervento propositivo ed ottimizzazione delle risorse che necessitano alla sua realizzazione, determinandone il prezzo ed assumendolo come il principale elemento comparativo nella valutazione di altre opzioni.

Ma l’esigenza di base, collocata come fatto transitorio tra il prima e il dopo, coesiste insieme a molteplici fattori ad essa paralleli che possono deviarla in partenza o, in caso di esigenza deviata, possono anche ricondurla all'impostazione ottimale; ecco, alla fine, l’ambito dove poter cercare delle altre opzioni di scelta: tra dubbi, certezze, sensi e controsensi che inducono ad una valutazione trasversale dell’esigenza, concepita almeno fino ad ora come tipica ed inappuntabile.

Così, non necessariamente l’alternativa al prodotto di serie diventa la sua ottimizzazione in prodotto artigianale con il mantenimento del medesimo costo di produzione; l’esigenza può anche essere soddisfatta risolvendone solo una sua principale connotazione e, contemporaneamente, interagire con delle altre non ancora prese in considerazione, identificando l’aspetto risolutivo non con un singolo oggetto ma con una serie di parziali interventi, innescati da una furba e versatile cognizione e superando così il rigido schema preimpostato.

Concludendo, la volontà risolutiva, mossa da una ricerca autonoma e coadiuvata da una consulenza esterna, genera un sistema di scelta che si autosostiene indipendentemente dall'apparato di beni o servizi che si intende adottare e, nel raggiungimento di un maturo contesto di intervento, tiene principalmente conto di questi molteplici aspetti e del conseguente frazionamento del binomio domanda/offerta.

In quest’ottica di consapevolezza si ha un’accettazione di principi che si concretizzano in un organismo funzionante, simbolico e saturo nel contenuto, dove il costo può addirittura scendere ed il risparmio di risorse essere reimpiegato per il conseguimento del benessere individuale implicandone la crescita della compagine collettiva.