Ogni intervento che nasce da esigenze umane cela
dentro di se una potenziale bellezza, in quanto destinato a riflettere
caratteri di unicità legati all'uomo o alla circostanza che, se fortemente
desiderati e mossi da volontà positiva, non possono che armonizzarsi per
testimoniare al meglio un accadimento, sia esso emotivo o prettamente
materiale.
In tal senso, un desiderio spontaneo e casuale, al
pari di uno determinato da convinzione critica, possiede un’alta probabilità
che venga soddisfatto in maniera eccellente, poiché la condizione di base
autonomamente tracciata ed approvata basta, da sola, ad ottenere un sufficiente
risultato nel prodotto finale, che può soltanto migliorare in ulteriori sviluppi
o approfondimenti.
Da questi principi si deduce che un’azione che miri
al visibile e tangibile (sia essa paesaggio, architettura o singolo oggetto)
non può fare a meno della progettazione stessa, ma questa, può seguire uno
sviluppo ed essere interrotta prima che si arrivi al suo stesso completamento,
senza criminalizzarne il risultato anzi, apprezzandone le qualità intrinseche
che contribuiscono al miglioramento del prodotto medio-basso.
È giusto che in un grande progetto, spinto da
esigenze individuali o collettive, si impieghino risorse commisurate all'entità
ed importanza dell’intervento (superficiale o radicale che sia); tuttavia le
opere perfette risultano sempre un’eccezione, quelle valevoli un po’ meno, ma è
soprattutto il resto che ci interessa, il perfezionamento e la già citata
bellezza celata nelle cose comuni dove, per convenzione, la progettazione è
negata o, meglio dire, precostituita.
Si introduce qui l’alta nozione di standardizzazione
del prodotto medio-basso dove, a soddisfare l’esigenza individuale, si
interviene con l’offerta di un prodotto di massa dalle innumerevoli forme e dai
validi contenuti, sviluppato da ricerche di mercato e fattori stilistici
modaioli che, supportati da un consistente uso della comunicazione, stimolano e
infondono certezza, totale o quasi, all'acquisto del bene di consumo.
A colmare il vuoto, piccolo o considerevole, dato
dalla parziale soddisfazione ricevuta dall'acquisto di un prodotto intervengono
sempre altri caratteri complementari; ecco ad esempio come la funzionalità
viene colmata da piccoli surplus qualitativi come il grado finitura, nobilità del materiale, referenzialità pubblicitaria, disegno innovativo e il carattere
che, più di tutti, sblocca immediatamente ogni dubbio ed incertezza: il prezzo.
Generalmente il prodotto medio-basso in offerta, commercialmente
strategico, trascina inevitabilmente con se una progressiva qualità caratteriale
e caratterizzante che lo identifica di fatto come un bene pressoché perfetto
per l’acquisto, ma solo fino a questa fase; pertanto desiderio, volontà e
scelta individuale persistono fino al momento del possesso materiale per poi
sfumare, perdendo l’influente emotività umana, e fare riemergere il prodotto
standard in quanto tale ed il suo conseguente utilizzo meccanicistico.
L’analisi fin ora sviluppata trascende la fascia dei
prodotti dalla avanzata ricerca stilistica o tecnologica in quanto, trattandosi
di beni qualitativamente perfetti in tutte le componenti caratteriali, non può
comunque rapportarsi con quella del prodotto medio-basso se non nelle sue linee
essenziali, definite da unicità di intervento propositivo ed ottimizzazione
delle risorse che necessitano alla sua realizzazione, determinandone il prezzo
ed assumendolo come il principale elemento comparativo nella valutazione di
altre opzioni.
Ma l’esigenza di base, collocata come fatto transitorio
tra il prima e il dopo, coesiste insieme a molteplici fattori ad essa paralleli
che possono deviarla in partenza o, in caso di esigenza deviata, possono anche ricondurla
all'impostazione ottimale; ecco, alla fine, l’ambito dove poter cercare delle
altre opzioni di scelta: tra dubbi, certezze, sensi e controsensi che inducono
ad una valutazione trasversale dell’esigenza, concepita almeno fino ad ora come
tipica ed inappuntabile.
Così, non necessariamente l’alternativa al prodotto
di serie diventa la sua ottimizzazione in prodotto artigianale con il
mantenimento del medesimo costo di produzione; l’esigenza può anche essere soddisfatta
risolvendone solo una sua principale connotazione e, contemporaneamente,
interagire con delle altre non ancora prese in considerazione, identificando
l’aspetto risolutivo non con un singolo oggetto ma con una serie di parziali
interventi, innescati da una furba e versatile cognizione e superando così il
rigido schema preimpostato.
Concludendo, la volontà risolutiva, mossa da una
ricerca autonoma e coadiuvata da una consulenza esterna, genera un sistema di
scelta che si autosostiene indipendentemente dall'apparato di beni o servizi
che si intende adottare e, nel raggiungimento di un maturo contesto di
intervento, tiene principalmente conto di questi molteplici aspetti e del
conseguente frazionamento del binomio domanda/offerta.
In quest’ottica di consapevolezza si ha
un’accettazione di principi che si concretizzano in un organismo funzionante,
simbolico e saturo nel contenuto, dove il costo può addirittura scendere ed il
risparmio di risorse essere reimpiegato per il conseguimento del benessere
individuale implicandone la crescita della compagine collettiva.